Pesticidi : quanto sono presenti su frutta e verdura?
Il livello massimo residuale di alcuni pesticidi non tutela la salute.
La Thailandia ha votato per vietare il glifosato, il paraquat e il clorpirifos ed il divieto entrerà in vigore il 1 ° dicembre, come ha affermato il presidente della commissione Panuwat Triangjulsri, del Ministero dell’Industria. Il paraquat, un erbicida che il Centro statunitense per il controllo delle malattie definisce “altamente velenoso”, è stato bandito in Europa dal 2007. Gli studi hanno collegato invece i pesticidi contenenti clorpirifos ai ritardi nello sviluppo nei bambini, mentre il glyphosate da diserbante è stato classificato probabile cancerogeno dalla IARC e degli studi indicano il ruolo di interferente endocrino.
Le organizzazioni agricole e l’industria chimica hanno comunque fatto pressioni per prolungare l’uso del glifosato, che è ben visibile in tutta Italia, quando vedete quelle aree marrone bruciate, segno del passaggio dell’essiccante. Si da il caso che l’abuso di questo erbicida, il cui uso sarebbe vietato, vicino i corsi d’acqua, in realtà è il primo contaminante delle acque superficiali italiane. Chi ha controllato che non venisse utilizzato in quantità eccessive e vicino alle acque?
Il clorpirifos è presente come residuo, in molta frutta che tutt’ora mangiamo ( mele, pesche, ad esempio) e sarà vietato dal 2020 anche in Europa, a testimonianza del fatto che il livello massimo residuale a cui molti si appellano, per alcune sostanze molto tossiche non tutela affatto la salute, perchè non ci sono soglie di sicurezza.Alla luce delle attuali scoperte ( interferenti endocrini, epigenetica, perturbazione mitocondriale) non è assolutamente un principio più sostenibile per moltissime sostanze tossiche a cui siamo esposti.
Mele e presenza di pesticidi
Mele senza erbicidi è sufficiente per dire che sono mele senza pesticidi? No sembrerebbe più una trovata pubblicitaria del supermercato “Si’ con Te, per fare intendere al consumatore che il prodotto è “pulito” o magari senza pesticidi. In realtà, sebbene sia una cosa pregevole non usare erbicidi, come il glifosato, non è certo il tipo di pesticidi più utilizzato nella coltivazione delle le mele, che sono uno dei frutti che subisce più trattamenti.
Legambiente, nell’ultimo report pubblicato nel 2019, ha trovato che nel 25% delle mele del trentino, era presente il boscalid (58% dei residui), il pirimicarb (11,8% dei residui), il clorpyrifos e il dodina (5,9% dei residui)
In un test del salvagente effettuato nel 2018 , sono stati individuati 14 diversi pesticidi Boscalid, Captano, Ditianon, Dodina, Fludioxonil, Fluxapyroxad, Pyraclostrobin, Tiobendazolo, ed insetticidi quali Clorantraniliprol, Etofenprox, clorpirifos, Flonicamid, Methoxyfenozid, e Neonicotinoidi Tiacloprid nonché Dithiocarbamato. Dieci di questi pesticidi sono classificati come molto pericolosi, in quanto tossici per le persone e/o per l’ambiente. Alcune sostanze sono classificate come cancerogene o probabilmente cancerogene, ed il Thiacloprid, un neonicotinoide, è considerato pericoloso per le api. Il clorpirifos, decade dal 2020, perchè riconosciuto genotossico sopratutto per i bambini. Morale? Se vuoi stare certo che non ci siano i pesticidi, compra mele BIO .
Di Renata Alleva Nutrizionista