Il pesce con più fosforo e polifosfati

Ci siamo sempre sentiti dire che il fosforo è un valido alleato della nostra memoria, ma in realtà è molto utile per la formazione delle ossa e dei denti e per fornire energia alle cellule per il trasporto delle varie sostanze nutritive. Lo troviamo in tanti alimenti, come le noci, le nocciole, la frutta secca, i cereali integrali, i legumi, i formaggi, la carne, l’olio di oliva, le uova, lo yogurt e, come ben saprete, il pesce.

Una carenza di fosforo può causare disturbi nervosi, respiro irregolare e anche stanchezza fisica e mentale, ma questa situazione si verifica molto raramente proprio perché questo minerale è presente in moltissimi alimenti.

I tipi di pesce particolarmente ricchi di fosforo sono le orate, le spigole e il merluzzo. Ma ricordate, è importante consumare il pesce (almeno due volte la settimana) anche perché è ricco di omega 3, i cosiddetti grassi “buoni” dai molteplici effetti protettivi, in particolare sull’apparato cardiovascolare.

Ma veniamo ai polifosfati. Partiamo dal principio, cioè da cosa sono. Nell’industria alimentare, i polifosfati vengono utilizzati come agenti addensanti, capaci di migliorare l’aspetto e la consistenza di molti prodotti. Vengono comunemente indicati dalle sigle E450, E451 ed E452, ma non sempre la dicitura è presente nelle etichette, con conseguenti dubbi sulla validità delle stesse.

Per quanto riguarda il pesce, i polifosfati si usano per impedire al pesce di perdere l’acqua. Essi, infatti, consentono alle carni di trattenere dal 10 al 20% di acqua, condizione che assicura la tonicità dei tessuti. In sintesi, si tratta di un rallentamento del processo naturale che permette al pesce di mantenere un aspetto “fresco” più a lungo. Se usati nelle dosi consentite (e indicate), non si tratta di additivi pericolosi.

Ma le perplessità ci sono. Sopratutto in merito all’interferenza sull’assorbimento di alcuni minerali, soprattutto del calcio alimentare. A lungo andare, quindi, l’assunzione costante ed elevata di questi additivi potrebbe interferire con il normale processo di calcificazione ossea.

Sara Palmas

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